Violenza Economica, sei segnali per riconoscerla.

«Non restare indifferenti e di prendere posizione nei confronti di ogni meccanismo connotato da aggressività, discriminazione, sopraffazione, colpevolizzazione e svalorizzazione nei confronti delle donne, in ogni ambito. C’è ancora domani per cambiare, e dobbiamo iniziare a farlo oggi».

(Teresa Fiordelisi)

BCC Basilicata aderisce alla Call To Action di UN Women “Orange The world” – “Unite! Invest to prevent violence against women and girls”

16 giorni di attivismo, tutto l’anno di azioni concrete

Dal 25 novembre, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne e le ragazze, al 10 dicembre Giornata per i diritti dell’umanità, Orange The world invita gli attivisti, i governi e i partner delle Nazioni Unite, le istituzioni e i singoli cittadini a mobilitare le persone e a mettere in evidenza le questioni rilevanti per prevenire e porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze, non solo una volta all’anno.

In questo periodo di tempo, accendiamo un riflettore arancione sulla tematica, ma ogni giorno, cerchiamo con azioni concrete di aggiungere un tassello per colmare il divario di genere che è alla base della “pandemia di violenza” verso le donne.

LA VIOLENZA ECONOMICA, PIU’ SUBDOLA E MENO CONOSCIUTA

Quando si impedisce alla donna di lavorare, di gestire il suo denaro, o la si costringe a sottoscrivere impegni economici, anche in questo caso parliamo di violenza. Può avvenire attraverso l’esposizione a un debito oppure il divieto ad avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale, da amministrare secondo la propria volontà. Ma anche delle declinazioni più criminose, delle vere e proprie truffe: può capitare infatti che la donna diventi una prestanome, che venga raggirata.

Secondo il report Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica, realizzato da WeWorld e Ipsos, “una donna su due, ovvero il 49% delle donne intervistate, dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, percentuale che sale al 67% tra le donne divorziate o separate. Più di una donna separata o divorziata su quattro (28%) dice di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner senza essere stata consultata prima”.

Quasi 1 donna su 2 (49%)
dichiara di aver subito nella vita almeno un
episodio di violenza economica.
Tra le donne separate o divorziate la
percentuale arriva al 67%

La violenza economica viene elencate tra le forme di violenza nei confronti delle donne, all’art.3 della Convenzione di Istanbul, Convenzione che il Consiglio d’Europa ha approvato nel 2011 per combattere la violenza di genere, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sul tema.

Rileggiamolo insieme:

L’art. 3 definisce la violenza nei confronti delle donne come “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata” e la violenza domestica come “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.

In Italia, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19847 del 22 aprile 2022, ha definitivamente equiparato la violenza economica alla violenza fisica nell’ambito di applicazione del reato di violenza domestica (l’articolo 572 del Codice Penale).  Eppure per questo tipo di violenza, più subdola e meno conosciuta, occorre più attenzione soprattutto nel monitoraggio e nei comportamenti che possono rappresentare un campanello dall’allarme.

L’EDUCAZIONE FINANZIARIA PER UNA VERA INDIPENDENZA ECONOMICA

Bisogna anche saper prevenire e per farlo è importante garantire e permettere alle donne di raggiungere una vera indipendenza economica.  Sempre secondo il report di WeWorld Ipsos, infatti, la “quota di donne che non si sentono preparate rispetto ai temi finanziari è più del doppio di quella degli uomini (10% contro il 4%)”. Non solo “quasi nove italiani su dieci (88%) sostengono che bisognerebbe introdurre programmi di educazione economico-finanziaria a partire dalle scuole elementari e medie”.

In questo senso l’educazione e l’alfabetizzazione finanziaria possono aiutare le donne a controllare la propria autonomia attraverso l’accrescimento delle conoscenze, della consapevolezza supportandole nella messa in atto di un cambio di atteggiamento rispetto alla gestione delle risorse finanziarie e del risparmio, che può favorire il (loro) benessere finanziario individuale.

Sei segnali per riconoscere la violenza economica

I percorsi di educazione finanziaria con uno specifico target al femminile rappresentano un valido strumento per prevenire e combattere la violenza economica: le donne finanziariamente più consapevoli possono infatti affrontare meglio le sfide quotidiane legate alle scelte finanziarie ed essere più pronte a riconoscere e gestire eventuali abusi di tipo economico.

Un aspetto questo su cui il Credito Cooperativo ha sempre tenuto alta l’attenzione nella convinzione che agire sul piano dell’educazione e dal punto di vista economico, oltre che su quello psicologico e delle relazioni, sia determinante.

Le BCC, in quanto banche di comunità, sono da sempre impegnate nell’erogare crediti, anche di piccole entità (anche sotto forma di microcredito) per contribuire a favorire processi di inclusione, capacitazione e coesione sociale. Soprattutto per sostenere e difendere le donne attraverso il recupero – o il conseguimento per la prima volta – dell’indipendenza economica. Ne è un esempio il progetto nazionale “Microcredito di libertà”, nato grazie dal Protocollo d’Intesa di durata triennale, sottoscritto dal Ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia, l’Ente Nazionale per il Microcredito, Federcasse e Abi.

Non solo. Le BCC promuovono una serie di iniziative attraverso percorsi di inclusione ed indipendenza economica delle donne di vittime di violenza, oltre a quelle di contrasto alla violenza fisica e culturale.

(Fonte FEDERCASSE)

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