Indebitamento e sovraindebitamento fanno entrambi riferimento alla gestione del debito, ma è importante avere ben chiara la differenza. Conoscerla è importante anche per sapere come correre ai ripari in caso di difficoltà.
Quindi, facciamo chiarezza.
Indebitamento
Indica la condizione in cui una persona o un’azienda ha contratto debiti, cioè ha preso in prestito denaro che deve essere restituito a una banca o ad altro intermediario finanziario, con interessi e con condizioni economiche che variano a seconda dei casi.
È una condizione normale e spesso necessaria per finanziare attività personali o aziendali, come l’acquisto di una casa o una macchina, l’avvio di un’impresa o l’investimento in un progetto.
L’indebitamento è considerato sostenibile finché la persona o l’azienda che ha contratto i debiti è in grado di rispettare le scadenze di pagamento senza compromettere il proprio equilibrio finanziario.
Sovraindebitamento
Qui iniziano i problemi. Il sovraindebitamento, infatti, si verifica quando l’indebitamento diventa insostenibile, cioè quando una persona o un’azienda non riesce più a far fronte ai propri debiti con le risorse economiche a disposizione.
In altre parole, le entrate non sono sufficienti per coprire le spese e il pagamento delle rate dei debiti. Il sovraindebitamento può portare a situazioni di difficoltà finanziaria grave, in cui il debitore rischia il pignoramento dei beni, l’insolvenza o, in casi estremi, la bancarotta.
Le persone, come le aziende, possono trovarsi in questa situazione per diversi motivi. Perché non hanno valutato attentamente la propria capacità di rimborso dei debiti, perché sono subentrati eventi imprevisti e involontari che determinano nuove uscite (ad esempio delle spese mediche non preventivate) o minori entrate (perdita del lavoro, cassa integrazione, malattie).
Non dimenticare anche l’eventualità imprevedibili: il Covid-19 è stata una di queste.
Cosa fare in caso di difficoltà?
Quando emergono le prime difficoltà a rispettare gli impegni di pagamento, la prima cosa è rivolgersi all’intermediario che ha concesso il prestito. Le soluzioni tipicamente sono tre:
Rinegoziazione: cioè una modifica delle condizioni del contratto, come un allungamento della durata per ridurre l’ammontare della rata e facilitarne così il pagamento.
Sospensione temporanea del pagamento delle rate: una opzione valida che però ha un costo perché dopo la sospensione andranno rimborsati anche gli interessi “aggiuntivi” che sono maturati durante il periodo di sospensione.
Rifinanziamento totale o parziale del debito complessivo: che consiste nella richiesta di un nuovo prestito che verrà utilizzato per estinguere i prestiti precedenti per i quali il cliente si trova in difficoltà nei pagamenti.
Ma che succede se saltano una o più rate?
In caso di ritardato pagamento di una rata di un prestito per oltre 30 giorni, l’intermediario è tenuto a informare il cliente sulle conseguenze (come, ad esempio, la maturazione degli interessi di mora) e sulle opzioni disponibili (vedi sopra).
Una conseguenza importante è che il ritardo o il mancato pagamento sarà tracciato nella Centrale Rischi della Banca d’Italia e negli altri sistemi informativi sul credito gestiti da altri operatori (ad esempio, quello del CRIF).
Nei casi più gravi, il cliente può essere può essere classificato “a sofferenza”, cioè nella situazione di incapacità di saldare il proprio debito (insolvente), compromettendo la possibilità di ottenere nuovi finanziamenti in futuro.